RESPONSABILITÀ CIVILE: AGENTI E BROKER ORA RISCHIANO DI PIÙ
L’applicazione della direttiva europea sulla distribuzione dei prodotti assicurativi (IDD) ha formalizzato una tendenza chiaramente manifestatasi negli anni recenti: la centralità, nella distribuzione finanziaria e assicurativa, della tutela di chi compra e la conseguente maggiore responsabilità in capo agli intermediari. L’incremento delle regole che disciplinano la relazione tra intermediari e assicurati obbliga agenti e broker a innovare gli strumenti conoscitivi e operativi di prevenzione del rischio.
È questa la principale indicazione che arriva dal terzo Annual Report del CESIA, il Centro Studi Intermediazione Assicurativa, istituzione creata da CGPA Europe per promuovere la prevenzione dei rischi di responsabilità civile professionale, presentato il 23 maggio a Roma (Hotel Parco dei Principi).
“Lo scenario si è fatto più ostico”, ha detto Lorenzo Sapigni, rappresentante generale per l’Italia di CGPA Europe, introducendo i lavori. “D’altra parte, agenti e broker possono ancora contare sulla capacità di prestare consulenza come fattore competitivo. Cogliere quest’opportunità implica però maggiore preparazione, conoscenza dei rischi potenziali e capacità di padroneggiare le soluzioni preventive e quindi la necessità d’investire di più nella crescita professionale. È un bisogno che agenti e broker avvertono chiaramente, come ha dimostrato l’incremento della partecipazione ai lavori del CESIA nel 2018”.
IDD e GDPR al centro nel 2018
Massimo Michaud, coordinatore del CESIA, ha ripercorso l’attività svolta nell’anno dal Centro Studi. Nel 2018 il Comitato Scientifico e i Laboratori degli Intermediari (organo di confronto di conoscenze ed esperienze per agenti e broker) hanno concentrato l’attenzione sulle due direttive europee (GDPR e IDD), il cui recepimento ha avuto, e avrà ancora, un forte impatto sull’attività degli intermediari.
Due dei membri del Comitato Scientifico del CESIA, Pierpaolo Marano, docente di diritto delle assicurazione all’Università Cattolica, e Sara Landini, docente di diritto privato e di diritto delle assicurazioni all’Università di Firenze, sono intervenuti sulle sfide poste agli intermediari dalle nuove normative e sulle possibili soluzioni.
Per Pierpaolo Marano uno dei problemi più seri da fronteggiare è l’influenza che la disciplina dell’intermediazione finanziaria ha avuto sulla nuova normativa assicurativa. “Si è verificato un trasferimento automatico di princìpi e concetti certamente ingiustificato se si considera la diversità sostanziale delle due attività d’intermediazione”, ha rilevato Marano. “All’origine di quest’influenza”, ha spiegato Marano, “c’è probabilmente la scarsa propensione del mondo assicurativo a investire nella cultura del proprio settore che si è di fatto tradotta nell’incapacità di far valere le proprie specificità al momento di definire il quadro normativo”.
Per Sara Landini, la combinazione tra norme del codice civile e norme di diritto assicurativo sta determinando una particolare complessità applicativa che richiede un’elevata specializzazione dei giudici. “L’intervento degli organismi di risoluzione delle controversie operanti all’interno degli organi di vigilanza (ABF, ACF e ACAs, l’arbitro, in via d’istituzione, per le controversie assicurative) consente, per quanto le decisioni non siano vincolanti al pari di quelle dei giudici ordinari, di ottenere pronunce accettate dagli operatori per l’autorevolezza dell’organismo e per la pubblicità della decisione, costituendo un sistema di best practice”.
Un database per capire la prassi e fare prevenzione
Proprio l’importanza della prassi è al centro dell’Annual Report 2018. Coerente con la missione del CESIA di capire come la normativa impatta sull’attività degli intermediari e che cosa quindi accade nell’attività professionale, la pubblicazione analizza quattro casi esemplificativi delle tendenze in atto:
- infedeltà di un subagente ai danni dell’agente per mancata rimessa dei premi incassati;
- emissione fraudolenta di una polizza falsa ai danni del cliente;
- disattesa dell’obbligo di consiglio basato sui princìpi della correttezza, diligenza e trasparenza da parte dell’intermediario e dell’impresa di assicurazioni nei confronti del contraente;
- danni conseguenti alla sostituzione di un prodotto con un altro avente, almeno in parte, contenuti tecnici parzialmente difformi.
L’analisi contenuta nell’Annual Report 2018, condotta dal Comitato Scientifico del CESIA, s’inquadra nel percorso iniziato nel 2017 dal Centro Studi: raccogliere i casi di responsabilità civile registrati nell’attività d’intermediazione (sinistri denunciati, profili di responsabilità in capo agli intermediari, pronunce dei giudici). Obiettivo: costruire una banca dati digitale dalla quale gli intermediari potranno estrarre le indicazioni utili per la prevenzione.
Sinistri: la mancata consulenza pesa il 55%
I casi esaminati nell’Annual Report 2018 esprimono tendenze visibili nelle richieste di risarcimento per responsabilità civile registrate in Italia negli anni recenti da CGPA Europe. Nel quinquennio 2014-2018 la responsabilità civile ha originato oltre due terzi (67%) delle denunce di sinistro presentate alla compagnia dagli intermediari professionali assicurati. Il resto è stato originato da altre due garanzie coperte dalla polizza: tutela legale (21%) e infedeltà dei collaboratori (10%).
Principale causa dei sinistri è stata il mancato assolvimento dell’obbligo d’informazione e consulenza (45% dei casi), seguito dagli errori amministrativi e di gestione (37%) e dai danni per infedeltà dei collaboratori (12% per i danni causati all’agenzia, 5% per i danni causati a terzi per infedeltà dei collaboratori). Costruendo la graduatoria sulla base del valore economico delle richieste di risarcimento anziché sui sinistri denunciati, i pesi cambiano: il mancato assolvimento dell’obbligo d’informazione e consulenza sale al 55% e i danni a terzi per infedeltà dei collaboratori al 26%.
Claims made: le compagnie dovrebbero fare chiarezza
La presentazione del Rapporto Annuale 2018 è stata seguita da una tavola rotonda, moderata dall’avvocato Alessandro Calzavara, sull’ultima sentenza emanata dalla Cassazione in sezioni unite (n. 22437 del 24 settembre 2018) in materia di polizze claims made.
Al confronto hanno partecipato Sara Landini, docente di diritto privato e di diritto delle assicurazioni all’Università di Firenze, componente del Comitato Scientifico del CESIA; Antonio Longo, docente di diritto degli intermediari finanziari all’Università di Viterbo La Tuscia; Patrizia Pompei, presidente della quinta sezione civile del Tribunale delle imprese e fallimenti presso il Tribunale di Firenze; Giorgio Grasso, partner dello Studio Legale Batini, Traverso, Grasso & Associati; Lorenzo Sapigni, rappresentante generale per l’Italia di CGPA Europe.
Tra gli ospiti in sala, Roberto Gualtieri, eurodeputato, presidente della Commissione per i problemi economici e monetari al Parlamento europeo, e Maria Luisa Cavina, capo del Servizio Vigilanza Intermediari Assicurativi dell’IVASS.
Focus del confronto: gli effetti che i princìpi enunciati dalla Corte potrebbero avere sulla sottoscrizione delle polizze di RC Professionale e sull’attività distributiva, in particolare nella fase precontrattuale, tipicamente gestita dagli intermediari assicurativi.
Nonostante le numerose pronunce in materia, il quadro che disciplina le polizze claims made è ancora incerto e pone gli intermediari professionali di fronte a numerosi dubbi operativi. “In questa situazione”, ha proposto Sapigni, “sarebbe auspicabile, oltre che un chiarimento normativo, un ruolo proattivo delle compagnie, con finalità di autoregolamentazione, per definire un quadro di princìpi condivisi, sull’esempio di quel che hanno fatto gli assicuratori francesi”. La rappresentante dell’IVASS presente in sala, brevemente intervenuta, ha osservato in termini generali come sia auspicabile che le compagnie agiscano secondo una logica proattiva, anche sul piano d’iniziative di autoregolamentazione, affinché le previsioni contrattuali siano chiare e inequivoche.