INCOGNITE NORMATIVE E SOSTENIBILITÀ: GUIDA ALLE NUOVE SFIDE

L’applicazione alle attività economiche dei princìpi di sostenibilità è ormai diventata una questione d’importanza strategica per imprenditori e manager. Qual è stato, fin qui, l’impatto sulla distribuzione assicurativa? Che cosa c’è da attendersi già nel breve periodo? Ne hanno discusso gli intermediari e un esperto di diritto nella tavola rotonda Operatività e sostenibilità nella distribuzione assicurativa: quali responsabilità e quali opportunità? Al confronto, moderato da Maria Rosa Alaggio, direttore responsabile di Insurance Trade, hanno partecipato: Ennio Busetto presidente Associazione Agenti Allianz; Filippo Gariglio, presidente Gruppo Agenti Reale Mutua Assicurazioni; Alessandro Lazzaro, presidente Unione Agenti AXA; Andrea Maura, Partner di Aliant Legal Grounds; Laura Puppato, vice presidente AGIT, agenti Groupama Italia; Flavio Sestilli, presidente AIBA; Luigi Viganotti, presidente ACB. Qui di seguito una sintesi degli interventi.

 

Flavio Sestilli, presidente AIBA“Il percorso sulla sostenibilità in Europa è all’inizio. I traguardi sono stati fissati: 2050 neutralità climatica, 2030 riduzione del 55% delle emissioni. Sono stati emanati il Regolamento 852/2020 per la tassonomia, ovvero un alfabeto comune, e il Regolamento 2088/2019, uno strumento per analizzare, decidere e comunicare la sostenibilità dei prodotti assicurativi con contenuto finanziario. Nell’aprile 2021 è poi stato emanato il regolamento 2021/1257 (entrato in vigore lo scorso agosto), che introduce il concetto di preferenze di sostenibilità nella valutazione dei bisogni della clientela, corredato dalle guideline di EIOPA per la sua applicazione”.

“Abbiamo, quindi, una terminologia comune, un’attenta analisi dei dati e dei rischi ESG e quindi la messa a terra delle politiche d’investimento e assicurazione. Tutto ciò porterà a concreti cambiamenti nell’accesso al credito e alle coperture assicurative. Parliamo, per esempio, della possibilità di accedere ai finanziamenti solo per chi dimostri di avere un’organizzazione e politiche di gestione sostenibili. Sul fronte assicurativo, per mitigare il climate change, si viaggerà sull’assunzione di rischi e relativi costi in funzione della sostenibilità dell’impresa con una sempre più stretta correlazione tra rischio da assumere e comportamenti basati su effettive strategie di sostenibilità (minor impatto ambientale, allungamento del ciclo di vita dei prodotti, prodotti riparabili ecc.) e una specifica attenzione anche all’impatto sociale generato sugli stakeholder”.

“In questo quadro andranno ripensati gli equilibri assicurativi alla luce delle nuove condizioni ambientali. Serve, quindi, un nuovo approccio agli eventi catastrofali. Serviranno, in generale, competenze approfondite da parte degli intermediari, capacità di analisi e capacità di aiutare i clienti a comprendere meglio i propri bisogni. Fattori che ci renderanno sempre più indispensabili. AIBA sta organizzando tanta formazione in questa direzione. Auspico, in generale, che gli assicuratori guardino con sempre più attenzione all’evoluzione del contesto superando la resistenza, pure comprensibile, dovuta alla mancanza di riferimenti statistici, e che ci sia la dovuta attenzione alle singole realtà aziendali e a costi assicurativi assolutamente premianti”.

 

Luigi Viganotti, presidente ACB “Com’è capitato altre volte in passato con l’introduzione di nuovi parametri per il mercato, temo che la sostenibilità finirà per ricadere sulle spalle degli intermediari. Anche le compagnie sono certamente chiamate ai cambiamenti, ma spetterà a noi il compito di dialogare con il cliente per indirizzarlo verso la sostenibilità e monitorare poi la coerenza dei suoi comportamenti. Indirizzare i clienti è certamente un compito molto difficile perché implica un’evoluzione culturale”.

“Ancora oggi, quando si parla di assicurazione, i clienti guardano sempre primariamente al prezzo: se quest’orientamento non lascerà spazio a considerazioni più ampie, sarà difficile vedere un cambiamento nella direzione indicata dai parametri di sostenibilità. Aggiungerei, a quella culturale, la necessità di tre condizioni di ordine pratico: una maggiore formazione degli intermediari per spiegare al cliente il percorso che deve compiere; un maggiore capacità propositiva delle compagnie; infine, una specifica tutela per l’intermediario che assume una responsabilità rispetto ai nuovi rischi”.

 

Filippo Gariglio, presidente Gruppo Agenti Reale Mutua Assicurazioni “C’è una similarità che rende gli intermediari assicurativi naturalmente adeguati alle tendenze affermatesi in questi anni. Il principio di sostenibilità, al quale si chiede oggi alle imprese d’ispirare il proprio operato, è quello che sta alla base della professione d’intermediario. Mutualità, solidarietà e sussidiarietà, i princìpi all’origine dell’attività assicurativa, sono di fatto le componenti sociali del nuovo ordine sostenibile. Questo non toglie che l’applicazione in campo assicurativo debba superare diversi ostacoli”.

“Gli intermediari possono dare un importante contributo, per esempio indirizzandosi verso clienti orientati ad accogliere i nuovi princìpi, e svolgere un ruolo culturale, magari diffondendo esempi virtuosi. Oltre, però, non possiamo andare: se non ci sono disposizioni normative sulla conformità, non possiamo certo rifiutarci di assicurare. Proprio l’assenza dei riferimenti necessari provoca oggi situazioni paradossali: alcune imprese che operano nei nuovi sistemi di economia circolare non riescono a trovare un assicuratore perché mancano i dati storici che permettano d’identificare il rischio. La strada verso la sostenibilità mi pare ancora lunga”.

 

Alessandro Lazzaro, presidente Unione Agenti AXA “Stiamo assistendo a un deciso incremento dell’attenzione verso i cambiamenti climatici e, in generale, verso tutti i temi richiamati dalla sostenibilità. È un segnale positivo, certo importante. Resta il fatto che, almeno per ora, tutto questo non si traduce in una capacità di sottoscrizione adeguata a sostegno dell’attività degli intermediari. Il motivo, credo, non è solo la mancanza di solidi riferimenti normativi o di parametri adeguati allo sviluppo di un’attività assicurativa, ma anche un orientamento delle imprese che resta essenzialmente focalizzato sulla performance finanziaria. Insomma, per dirla crudamente, si parla molto di sostenibilità ma poi si scopre che nei budget mancano le risorse per eliminare la carta!”

“Resta il fatto, comunque, che questa nuova diffusa sensibilità offre, in prospettiva, interessanti opportunità di sviluppo in ambito assicurativo. Gli intermediari possono essere ambasciatori del cambiamento e, quindi, stimolare i clienti, ma le responsabilità di un maggiore sviluppo nel settore non possono poi ricadere su di noi. Tutto questo per tacere del fatto che, nello scenario attuale, gran parte delle famiglie fatica ad arrivare a fine mese e ci sono priorità economiche più stringenti”.

 

Laura Puppato, vice presidente AGIT, agenti Groupama Italia “Il settore assicurativo non ha mai brillato per velocità, sia nella traduzione operativa delle disposizioni normative, sia nell’adeguamento dell’offerta ai cambiamenti in atto nell’economia. Sta accadendo anche oggi sul grande tema della sostenibilità”.

“In generale le imprese, le medio-piccole in particolare, non si sono ancora adeguate ai nuovi princìpi. Molte, però, lo hanno fatto e fatto bene, coinvolgendo tutti gli ambiti dell’organizzazione, anche ben prima dei recenti eventi che hanno reso evidenti i cambiamenti climatici in atto. Queste imprese hanno fatto investimenti importanti, che ne hanno cambiato significativamente il valore nel property e nelle infrastrutture energetiche, e hanno parimenti ridotto il rischio di responsabilità civile verso terzi e verso collaboratori e dipendenti. Sono imprese, insomma, che si presentano al mercato assicurativo con un’organizzazione rinnovata, capace di fronteggiare assai meglio i diversi rischi presenti nella loro attività. Ecco, rispetto a questo mutamento, la risposta delle compagnie ancora non c’è. Mi domando: che cosa impedisce oggi alle compagnie di valutare queste novità? Perché manca ancora una risposta? È arrivato il momento di comprendere che il merito e la sensibilità sulle ESG si traduce in un valore che riduce il rischio assicurativo in termini di tassi e, quindi, di costi, che gravano su queste attività”.

 

Ennio Busetto presidente Associazione Agenti Allianz “Se guardo all’esperienza del gruppo assicurativo di cui sono parte, penso di poter dire che la sostenibilità si è già tradotta in azioni e comportamenti concreti, sia in termini d’indicazioni per i clienti, sia nel funzionamento dell’organizzazione. Allianz ha sviluppato una sensibilità molto elevata su questo tema che, da anni, ha un ruolo centrale. Questo conta, perché le politiche di sostenibilità non si possono applicare meccanicamente: richiedono la costruzione di una cultura”.

“Il compito di noi intermediari è trasferire al cliente questa cultura: quanto più saremo efficaci, tanto più ci avvicineremo alla sostenibilità. Come gruppo agenti, abbiamo dato un contributo anche in termini di operatività fornendo ai colleghi, nel rispetto delle norme, strumenti per digitalizzare la gestione”.

“In linea generale, ho l’impressione che sui temi dell’ambiente si stia facendo un po’ di terrorismo drammatizzando certi aspetti della situazione: tornare al buon senso aiuterebbe. Certo, siamo di fronte a problemi di natura e dimensioni nuove che richiedono nuovi strumenti conosciuti e quindi formazione: bisognerebbe dedicare più tempo a questo, anziché alla gestione delle complessità regolamentari”.

 

Andrea Maura, Partner Aliant Legal Grounds “I regolamenti comunitari per realizzare gli obiettivi di sostenibilità in campo assicurativo (prodotti IBIPs) esistono già, ma mancano ancora i passaggi a livello di normativa interna. Il primo passo è stato compiuto in ottobre: IVASS ha, infatti, pubblicato il documento di consultazione per adeguare una serie di regolamenti, tra cui il n. 40/2018 in tema di distribuzione assicurativa e il n. 45/2020 in materia di POG, alle disposizioni europee in materia di finanza sostenibile. A livello EIOPA c’è, peraltro, da segnalare il precedente delle linee guida per integrare le preferenze di sostenibilità del cliente nella valutazione di adeguatezza prevista dalla direttiva sulla distribuzione dei prodotti assicurativi (IDD) del luglio scorso”.

“Vista dal lato del funzionamento dell’organizzazione, la sostenibilità va poi declinata anche nel concreto, per esempio, in relazione alla digitalizzazione, che non ha un impatto neutro sull’ambiente. Basti solo pensare all’energia richiesta per l’utilizzo di tecnologie quali la blockchain, impiegata in campo assicurativo (tra l’altro) per le polizze parametriche. Ebbene, sostenibilità significa anche cercare vie green per il passaggio al digitale che, al netto dei possibili rallentamenti dati dall’attuale congiuntura, è un processo irreversibile, in un mondo (quello in cui è stata concepita la Direttiva IDD) ancora analogico. Il tutto s’innesta in un quadro complesso e fonte di molteplici responsabilità per i distributori, alle prese, tra l’altro, con la POG, il controllo delle reti e l’antiriciclaggio”.