GLI EFFETTI DELL’ORIA: QUALE FUTURO PER I SUBAGENTI?

È un momento difficile per la categoria dei subagenti sospesi tra il rischio dell’abusivismo e il riconoscimento come autonoma categoria professionale.

Al 31 dicembre 2013 le persone fisiche erano 180.706 e le società 12.350. Sono gli iscritti (ultimo dato disponibile) alla sezione E del Registro Unico degli Intermediari.

Il prossimo 23 giugno, giorno in cui l’Ivass presenterà la sua relazione sull’attività svolta l’anno scorso, si conosceranno i numeri al 31 dicembre 2014. Se si analizzano quelli degli ultimi anni (nel 2012 le persone fisiche erano 175.430 e le società 13.342, nel 2011 erano rispettivamente 181.083 e 14.309, nel 2010 175.859 e 12.907, nel 2009 173.632 e 12.475), è ragionevole pensare che il peso di questa categoria di intermediari assicurativi continui a essere significativo. Anzi, il passaggio sempre più frequente di iscritti dalla sezione A alla E potrebbe aumentarne la portata.

Eppure, nonostante questi numeri, sul futuro dei cosiddetti «addetti all’attività di intermediazione al di fuori dei locali dell’intermediario, iscritto nella sezione A, B o D, per il quale operano, inclusi i relativi dipendenti e collaboratori» (è questa la definizione degli E) gravano pesanti incertezze.

Il nuovo organismo degli intermediari assicurativi e riassicurativi (Oria) non prevede, infatti, la costituzione di una sezione paragonabile all’attuale sezione E del Rui. Che fine faranno, allora, questi intermediari?

È difficile, oggi, rispondere a questa domanda. Anche perché gli addetti ai lavori (associazioni di categoria degli intermediari in testa) si sono mobilitati sin dall’inizio per rimediare a quella che da molti viene interpretata come una “svista” da parte del legislatore.

«La bozza prevede che i collaboratori degli intermediari professionali (gli attuali iscritti alla sezione E) saranno solo persone fisiche, i cui nominativi compariranno all’interno della posizione di iscrizione dell’intermediario professionale. Dovranno essere liquidate 12.200 aziende? Quale sarà la regolamentazione per il mercato “affinity”?», hanno evidenziato le associazioni di categoria degli intermediari. Il riferimento, in particolare, è alle aziende commerciali o di produzione che svolgono attività di intermediazione ancillare alla loro attività principale distribuendo polizze individuali per rischi correlati al bene o servizio primario, ovvero sottoscrivendo polizze collettive in nome e per conto dei propri clienti. Oggi sono considerati intermediari, ricompresi nella polizza RC professionale dell’agente o broker di riferimento, sottoposti a verifica di onorabilità e di aggiornamento professionale annuale.

Qualche settimana fa è scesa in campo anche la politica, con una interrogazione parlamentare presentata da Giuseppe Berretta, deputato del Partito Democratico alla Camera, direttamente a Federica Guidi, ministro dello Sviluppo Economico.

In sostanza è stato chiesto di istituire per i subagenti una sezione specifica all’interno dell’Oria, in modo da definire la loro figura professionale con diritti e doveri delimitati e precisi e, allo stesso tempo, evitare di far scivolare nel lavoro nero questo «considerevole numero di lavoratori».

Nel testo dell’interrogazione, il deputato ha ricordato come l’istituzione del nuovo organismo abbia «suscitato critiche e perplessità» soprattutto tra le associazioni di categoria, che hanno posto con forza «il tema del riconoscimento del ruolo dei subagenti attualmente esclusi dalla possibilità di essere riconosciuti nell’Oria». Il rischio è quello di produrre una sorta di «invisibilità di tali lavoratori al fisco e all’Inps, oltre a privarli di qualsiasi forma di definizione di diritti e doveri da assolvere».

Insomma la partita è aperta e sembra che qualcosa si stia muovendo. Il rischio è dietro l’angolo ed è la proliferazione dell’abusivismo, con conseguente preoccupazione anche da parte degli agenti di assicurazione, che spesso rispondono in primis dell’infedeltà dei subagenti e collaboratori (pensiamo per esempio alla perdita di fondi patita dall’assicurato a seguito di un fatto dannoso costituito da ogni tipo di appropriazione indebita che sia il risultato di furto, estorsione, inganno, raggiro, falsa contabilizzazione o truffa da loro commessi). Già da tempo i bollettini dell’Ivass riportano sanzioni nei confronti di iscritti alla sezione E del Rui per violazione delle regole di comportamento nei confronti dei clienti. La mancanza di un quadro regolamentare chiaro potrebbe accentuare di molto il problema.